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Greenwashing e rischi ESG: comunicazioni e azioni concrete

Scritto da ESGeo | 12-giu-2025 7.35.26

La sostenibilità come leva competitiva… o rischio legale? 

Nel mondo della sostenibilità aziendale, le parole contano. Sempre più aziende scelgono di comunicare il proprio impegno ambientale per attrarre consumatori e investitori. Tuttavia, quando le promesse non sono supportate da azioni concrete, si rischia il cosiddetto greenwashing: la pratica di presentarsi come sostenibili senza esserlo realmente. Il rischio è, quindi, quello di sovrastimare impatti positivi e – parallelamente – sottostimare (se non addirittura non considerare) alcuni impatti negativi come nel caso del greenhushing

Questa dinamica non è solo una questione reputazionale. Oggi, il greenwashing rappresenta un rischio legale e competitivo tangibile, con conseguenze severe per chi comunica in modo scorretto. L’Unione Europea ha avviato un giro di vite con nuove direttive e regolamenti, mentre le autorità nazionali hanno già sanzionato casi che, ormai, sono diventati di dominio pubblico. 

 

Cos’è il greenwashing (e cosa non lo è)?

Il termine “greenwashing” nasce dalla fusione di “green” e “whitewashing”, e indica l’uso strategico di comunicazioni ambientali non verificate, vaghe o fuorvianti. 

 Il nuovo quadro normativo europeo – in particolare la Direttiva 2024/825/UE – definisce il green claim come: "Qualsiasi messaggio, testuale o visivo, che affermi o suggerisca un impatto positivo, nullo o migliorato sull’ambiente." 

Il greenwashing si distingue dal cosiddetto greenhushing, ovvero la tendenza contraria in cui le aziende evitano di comunicare i propri progressi ESG per paura di essere accusate di greenwashing.

Il caso GLS: quando la sostenibilità dichiarata si scontra con i fatti 

Un esempio concreto e recente di greenwashing è rappresentato dal caso GLS, sanzionato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) con una multa di 8 milioni di euro. 

Le violazioni accertate includono: 

  • Dichiarazioni ambientali ambigue: confusione tra "riduzione" e "compensazione" delle emissioni
  • Assenza di verifica: nessun dato oggettivo o certificazione a supporto dei claim pubblicitari. 
  • Meccanismi poco trasparenti: il contributo “Climate Protect” veniva applicato automaticamente, anche senza consenso espresso. 
  • Margini generati: i fondi raccolti hanno superato di quattro volte i costi effettivi di compensazione, generando profitto anziché coprire i costi ambientali. 
  • Assenza di un piano credibile di decarbonizzazione: niente obiettivi, niente cronoprogrammi, né report verificabili. 

ThIl caso GLS dimostra come una governance debole dei dati ESG può tradursi in rischio sanzionatorio anche per imprese con iniziative concrete in atto, se manca la trasparenza e la tracciabilità delle azioni dichiarate.

Normativa in evoluzione: il quadro europeo 

Le aziende devono oggi confrontarsi con un quadro normativo fitto, tra cui: 

  • Direttiva 2024/825/EU – Greenwashing
  • Direttiva “Green Claims” (in arrivo)
  • CSRD (2022/2464) – Corporate Sustainability Reporting Directive
  • CSDDD (2024/1760) – Corporate Sustainability Due Diligence Directive
  • SFDR, Tassonomia UE, e norme del Codice del Consumo (artt. 20–22) 

Le nuove disposizioni vietano: 

  • affermazioni ambientali su risultati futuri senza evidenze, piani e verifiche indipendenti. ;
  • claim generici o su aspetti irrilevanti;
  • dichiarazioni di impatto ambientale sull’intero prodotto senza specifiche;
  • Esibizione di marchi ambientali non riconosciuti da autorità pubbliche.

Come evitare il greenwashing: 5 leve di difesa per le imprese  

  1. Chiarezza terminologica
    Definire con precisione concetti come “emissioni zero”, “carbon neutral”, “sostenibile” evitando ambiguità. 

  2. Verificabilità dei dati
    Ogni affermazione deve essere documentata, misurata e verificabile: preferire metriche oggettive, audit e assurance indipendente. 

  3. Piani trasparenti e concreti
    I piani ambientali non devono essere solo dichiarati ma anche strutturati, con timelines, risorse dedicate e monitoraggio. 

  4. Stakeholder Engagement
    Una comunicazione sostenibile non è unidirezionale: serve dialogo con clienti, fornitori, comunità e investitori.

  5. Governance dei dati ESG 
    Mappare le fonti, assegnare responsabilità, validare e tracciare le informazioni. La governance dei dati ambientali è l’unico modo per prevenire il rischio di controversie e perdere fiducia. 


La sostenibilità è credibilità  

Oggi le imprese non sono più giudicate solo per quello che fanno, ma anche per come lo raccontano. In un mercato dove la fiducia è tutto, comunicare in modo corretto è essenziale per evitare accuse, sanzioni e crisi reputazionali.
Il greenwashing è il contrario della sostenibilità. E la sostenibilità, per essere autentica, ha bisogno di verità, verifica e valore. 

 

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